L’affermazione nei teatri italiani: un’ascesa trionfale

SALA 3

Immagine di Beniamino-Gigli giovane in primo piano con copricapo del costume di scena

Dopo Rovigo e nonostante il sopraggiungere della guerra, l’ascesa di Gigli è travolgente.
Il celebre direttore di orchestra Tullio Serafin lo presenta nelle maggiori città italiane: canta a Ferrara, al Carlo Felice di Genova, nel 1915 è a Palermo, a Bologna, al San Carlo di Napoli.
Nel 1916 è impegnato in una serie di concerti a titolo gratuito per le Forze Armate, con una generosità che resterà costante per tutta la sua carriera.
Nel 1917 cominciano i viaggi all’estero con una tournée in Spagna, dove si esibirà a Madrid e Barcellona.
Il 1918 vede il suo debutto alla Scala nel Mefistofele, diretto da Arturo Toscanini.
Si andava pian piano delineando un certo tipo di repertorio di fine Ottocento che tendeva ad escludere le opere romantiche per favorire quelle della Giovane Scuola della quale Gigli diventerà ben presto l’alfiere, cantando non solo Tosca, Bohème, Cavalleria, Amico Fritz, Lodoletta, La Rondine, Adriana Lecouvreur, ma soprattutto Andrea Chenier e Pagliacci che gli apriranno le porte del Nuovo Mondo.
In procinto di intraprendere la sua folgorante carriera internazionale, Gigli è già un tenore pressoché completo: «Un grande cantante» scriverà nel 1919 il critico della Gazzetta del Popolo a proposito del suo esordio al Regio di Torino «che piega la sua magnifica voce, e mette il suo accento drammatico al servizio di una passione prorompente, meritandosi l’ovazione strappata al pubblico[…]».

Sul fondo della sala sono esposti i costumi di scena di alcune tra le più celebri interpretazioni di Gigli tra il 1915 e il 1919.
Nella vetrina a sinistra alcuni trucchi di scena originali, appartenuti al cantante, con il portaritratti da viaggio con le foto della moglie e dei figli che portava sempre con sé.

Ultimo aggiornamento

24 Marzo 2024, 08:57